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Come ho già avuto modo di dire in un recente articolo, amo molto la montagna, che frequento ormai da molti anni, sia in inverno che in estate.
La montagna in estate, per me, vuol dire in buona misura trekking. Mi piace molto fare delle escursioni e delle belle camminate, e quando ne ho l’occasione non mi tiro indietro, sia che mi trovi sulle nostre Alpi, sia che mi trovi nei parchi americani o in altre zone del mondo.
Personalmente non mi ritengo una persona competitiva, ammetto che tengo traccia dei miei percorsi, ma più per curiosità, per sapere quanto “dislivello” ho fatto o quanti km o percorso…. lo guardo la sera e poi me ne dimentico.
Non mi interessa la prestazione in se, un percorso in piano, tranquillo, di un paio d’ore magari anche solo per raggiungere una malga dove mangiare mi da spesso la stessa soddisfazione della giornata in cui magari faccio 9 ore di camminata e più di 1000 metri di dislivello.
Negli anni quindi ho percorso molti sentieri soprattutto in Trentino Alto Adige, più o meno semplici, ed ho incontrato molte persone. Lo so, è brutto dividere le persone in categorie, ma per una volta permettetemi di farlo.
Sui sentieri di montagna si incontrano due tipi di persone:
Spero di non offendere nessuno, sinceramente, penso che anche noi più di una volta siamo stati scambiati per “turisti”, magari perchè si va ad un rifugio, salendo con gli impianti, in pantaloncini e scarpe da ginnastica, senza uno zaino, semplicemente per mangiare.
Andare a camminare in montagna come “turisti” ripeto non è un reato, anzi, se fate una passeggiata sopra Corvara nessuno vi chiede di portarvi l’attrezzatura da alta montagna, probabilmente fareste solo “brutta figura”.
Il problema però si pone quando il “turista” alle prime esperienze in montagna si fa prendere dallo spirito di emulazione (di chi “va a camminare in montagna”), prende magari la cosa alla leggera e parte per un vero trekking per raggiungere il rifugio che è “a solo a 4 ore di cammino, tanto cosa vuoi che sia lo fanno tutti”.
Dal mio punto di vista la montagna è un ambiente bellissimo, che può essere vissuto da tutti senza problemi, basta un pò di buon senso e di attenzione, per evitare che una giornata stupenda si trasformi in un brutto incubo o peggio in una tragedia.
Avendo personalmente assistito a molte situazioni sbagliate, per non dire pericolose, ho pensato di scrivere questa mini guida, per chi, alle prime armi, decide di trascorrere una giornata facendo trekking in montagna.
Per chi va spesso in montagna sono probabilmente cose note, ma vi chiedo, se avrete la pazienza di leggere il resto, di aggiungere eventuali commenti se ho tralasciato o sbagliato qualcosa, come sicuramente accadrà.
Partiamo con un argomento che mi auguro non vi servirà mai. E’ comunque importante che sappiate alcune cose, quindi meglio dirle subito, caso mai vi stancaste di leggere tutta la guida prima del tempo.
Il servizio di soccorso alpino esiste e caso mai servisse, vi ricordo che il numero da chiamare è il 112, comunque vi ricordo che è un servizio che in molti casi si paga, quindi prima di attivarlo solo perchè siete stanchi pensateci bene.
Per informazioni più dettagliate vi rimando eventualmente ai siti dei servizi di soccorso alpino, che operano nelle varie zone di vostro interesse.
Quello che qui mi preme sono però alcune considerazioni, visto che conosco varie persone che operano nel soccorso alpino e quando mi raccontano certe cose la mia risposta è sempre la stessa… “io li avrei lasciati li”.
Gli operatori del soccorso alpino sono per la maggior parte dei volontari, che in molti casi mettono a rischio la loro vita per andare a salvare qualcuno che si trova in difficoltà.
A mio avviso sono degli angeli, anche se non ne ho mai avuto bisogno e spero di non averne mai bisogno, perchè ripeto sono disposti a mettere a rischio la loro vita per cercare di salvare quella di qualcun’altro, che in vari casi non lo merita affatto.
Purtroppo in montagna gli incidenti accadono e in alcuni periodi ne accadono pure molti, ma spesso molti meno di quanti sarebbe lecito attendersi dal comportamento di chi va in montagna.
Ho detto che gli incidenti accadono, purtroppo sì, non si può nascondere, una scivolata, un sasso che ti arriva addosso, una persona che arriva in un tratto di sentiero, ma molto più spesso di parete, e non riesce più ne ad andare avanti ne indietro e bisogna andare a recuperarla sono all’ordine del giorno.
Il problema non è quando c’è un incidente, quelli sono imprescindibili, come in ogni attività umana, un minimo di rischio c’è… cavolo potete scendere dal letto, scivolare sulla famosa buccia di banana e sbattere la testa sul comodino… non è questo il problema, il problema, a mio avviso è quando l’incidente è “cercato”.
Quando una persona affronta un qualcosa, in questo caso una escursione in montagna, senza valutare prima le reali difficoltà che dovrà affrontare e valutare se è in grado e ha l’attrezzatura adatta, per affrontarle.
E’ un pò come se al mattino vi alzaste, andaste in aeroporto, saliste su un aereo e decideste… ok oggi decollo io, tanto cosa vuoi che sia… l’esempio naturalmente è esagerato, ma bene ci sta con gli argomenti che sono solito trattare.
Discorso che vale anche per chi, in inverno, se ne frega delle allerte di pericolo valanghe e poi immancabilmente mette a repentaglio la vita dei soccorritori che devono correre, se arrivano in tempo, a salvarli.
Sarò un pò duro forse ma in vari casi, se ci sono minori li porterei in salvo, se sei maggiorenne, e capace di intendere e volere se ti sei messo volontariamente in pericolo perchè “sono figo l’attrezzatura non serve” oppure “la valanga non è un problema basta stare attenti”… be ripeto io ti lascerei li…. ma i volontari del soccorso alpino sono dei santi e rischiano la vita per salvare anche chi non lo merita, salvo poi in alcuni casi rimetterci la loro…
Ricordatevi comunque che saranno dei santi e degli angeli, ma non mi risulta ne che siano in grado di fare miracoli, ne che siano ancora dotati di teletrasporto.
Se succede qualcosa deve esserci qualcun’altro, motivo per cui è sconsigliato andare da soli, che è in grado di chiamare i soccorsi. Deve arrivare in un punto dove ci sia copertura telefonica, perchè magari nel punto in cui siete non c’è segnale e i soccorritori devono avere il tempo di arrivare, magari in elicottero ma non ovunque è utilizzabile.
Se poi arrivano in tempo e vi salvano voi comunque avete passato del tempo sofferenti, magari molto sofferenti, per una brutta caduta, o “terrorizzati” appesi ad una cornice di roccia dove siete rimasti bloccati…. quindi se siete fortunati e arrivano in tempo bene che vada avrete trascorso una giornata che faticherete a dimenticare.
Notate comunque che più volte ho detto “se arrivano in tempo” e “se riescono a salvarvi”… non sempre una caduta in montagna si risolve con una chiamata al soccorso alpino, o meglio, in alcuni casi, il soccorso serve solo per recuperare la salma.
Se scivolate in città da un marciapiede avete qualche centi…metro di caduta, se scivolate in certi punti da alcuni sentieri avete qualche centi…naio di metri di caduta.
In montagna si va per molti motivi fra cui sicuramente divertirsi e trascorrere belle giornate all’aria aperta, l’altro obiettivo fondamentale a cui si deve puntare è quello di NON dover chiamare il soccorso alpino.
Dopo un pò di “terrorismo” introduttivo passiamo ora ad argomenti più leggeri, tutti però in buona parte hanno lo scopo di aiutarvi a centrare proprio l’obiettivo di cui sopra: NON chiamare il soccorso alpino e farvi passare una bella giornata in montagna.
Prima di vedere qual’è l’abbigliamento da usare in montagna una precisazione sulle marche. Non faccio nomi ma le marche “tecniche” di solito sono più care delle altre, c’è però da dire che nella maggior parte dei casi la differenza di prezzo è effettivamente proporzionale alla qualità dei materiali e della resistenza degli stessi. Di solito non sono comunque cifre inarrivabili e un paio di pantaloni o una maglietta la potete poi usare anche in molte altre situazioni, quindi credo siano soldi ben spesi.
Andando più nello specifico, per chi decide di andare a fare trekking in montagna, praticamente d’obbligo è avere un paio di scarpe da trekking.
Lo dice il nome stesso, sono pensate apposta per questo tipo di attività, ma sono scarpe che comunque poi potrete usare anche in altri posti, personalmente le ho usate anche in Islanda, nei parchi Americani, alle Isole Canarie e in molte altri luoghi del mondo, sono come quelle da ginnastica, solo un pò più “robuste”.
Due sono le cose fondamentali da valutare per quanto riguarda una scarpa “da montagna”, il materiale con il quale è costruita, meglio se impermeabile, caso mai trovaste un ruscello da attraversare o arrivasse un temporale e la suola.
Deve essere una buona suola resistente e anti scivolo. E lo deve essere nel momento in cui li usate, se avete acquistato un ottimo paio di scarponi 20 anni fa, anche se poi non li avete mai usati, verificate la suola, magari è ormai “marcia” e dopo mezz’ora di sollecitazioni sui sassi vi lascia letteralmente senza scarpe.
Da anni c’è e credo ci sarà sempre la discussione se meglio “alte, tipo scarpone” o “basse”. Le scarpe alte sono sicuramente più sicure, proteggendo meglio la caviglia da eventuali distorsioni o “botte”.
Personalmente però non sopporto quelle alte, ne ho un paio che però uso praticamente solo con le ciaspole (per evitare che entri neve) o quando so che ci sono ghiaioni particolarmente duri.
Sempre se pensate di fare qualche passeggiata lunga o trekking è consigliabile una maglietta comoda, anche in questo caso meglio se di quelle tecniche che hanno una traspirazione migliore e si asciugano in fretta, ma anche una di normale cotone va bene.
I pantaloni devono essere comodi e meglio se con la zip da poter “tagliare” in modo da avere un paio di pantaloni lunghi che diventano corti o viceversa in base al tempo e alla temperatura.
Ideali, anche se purtroppo ne esistono pochi modelli, sono quelli che oltre ad avere la zip “al ginocchio” ne hanno anche una laterale nella parte bassa, così potrete togliere/mettere la parte sotto del pantalone senza dover togliere le scarpe.
In base alla durata del percorso e all’altitudine che pensate di raggiungere nello zaino vanno poi messi, più o meno obbligatoriamente altri capi di abbigliamento, in particolare:
Per concludere con l’abbigliamento un consiglio. In auto lasciate sempre una borsa con una maglietta e un paio di pantaloni di ricambio, non sareste i primi ad arrivare la sera all’auto completamente fradici.
Se decidete di fare una passeggiata, diciamo di almeno un paio d’ore, ci sono altre cose che è sempre bene avere con se, e naturalmente il tutto diventa più importante più la passeggiata sarà lunga e/o impegnativa.
Prima una piccola considerazione. Se andate al mare, o in città, nel 99% dei casi, se si mette a piovere in 2 minuti riuscite a mettervi al coperto, in un bar, in un negozio o in macchina. Discorso simile se vi viene fame o sete, dovrete mettere mano al portafoglio ma in 15 minuti al massimo un bar, un ristorante o un supermercato lo trovate quasi sicuramente.
In montagna, ma vale anche in altre zone, non sempre è così. Se decidete di andare al rifugio x, distante 3 ore di cammino, ci sono buone probabilità che in quelle tre ore non ci sia nient’altro. Non un posto dove bere, mangiare o ripararsi in caso di pioggia, freddo, grandine… nulla. Solo voi, la natura e probabilmente qualche altro passante (ok in alcuni casi molti passanti).
Quindi è buona norma avere con se tutto quello che vi potrebbe servire, sperando in molti casi che non serva e che lo riportiate alla sera all’albergo inutilizzato.
Per quello che riguarda l’abbigliamento, anche se in maniera veloce, ne abbiamo già parlato. Ci sono però alcune altre cose che dovete assolutamente portare con voi nello zaino.
Mi riferisco in particolare a cibo e acqua. Ammesso che voi arriviate ad un rifugio e che questo sia aperto (informatevi bene prima di partire) non vi serviranno probabilmente grandissime scorte, ma in ogni caso è obbligatorio avere con se qualcosa da mangiare, magari anche solo del cioccolato o delle barrette energetiche, o frutta secca, banane o altro caso mai vi venisse un calo di zuccheri, fidatevi capita più spesso di quanto crediate.
L’altra cosa indispensabile è l’acqua o al massimo qualcosa di energetico, ma l’acqua è meglio. Evitate se possibile bevande gassate che nella maggior parte dei casi non dissetano a lungo, anche se alcune potrebbero andare bene perchè contengono zuccheri che possono essere utili meglio della buona, sana, normalissima acqua.
Fidatevi, in salita, sotto il sole si suda (molto) e se si suda il corpo dopo un pò chiede acqua se non ne avete con voi la cosa può diventare “difficile”.
Personalmente bevo molto quindi porto con me sempre una buona scorta, preferisco riportare a valle una bottiglia sigillata che trovarmi senza. Non sapete quante volte la “riserva” non è tornata a valle, non perchè l’ho bevuta io ma perchè l’ho ceduta alla classica “famigliola” che arrivati a metà avevano i figli che quasi piangevano perchè avevano sete.
Quindi prima di partire informatevi se sul percorso che pensate di fare c’è un rifugio e se il rifugio è aperto poi portate tutto quello che vi serve, più un pò di scorte per il tragitto.
Ve lo dico in un altro modo… se all’inizio del percorso, al parcheggio o nel primo tratto, vedete che la maggior parte delle persone ha uno zaino che è 4 volte il vostro, o se voi per caso avete solo una borsetta o lo zainetto del figlio, ponetevi una domanda: “sono circondato da un gruppo di sadici a cui piace portare chili inutili sulle spalle o sono io che sto sbagliando e non sono attrezzato?” 99% dei casi la risposta corretta è la B 🙂
Non sto scherzando capita purtroppo più volte di quanto uno possa credere. Ad esempio, l’ultima volta che abbiamo fatto il giro dei cinque laghi sopra Madonna di Campiglio arrivati al “Lago Serodoli” uno dei più distanti abbiamo incontrato una famiglia di milanesi (non ho nulla contro i milanesi), mamma, papà e due figli sui dieci anni. In quattro solo la mamma aveva una borsetta, grande, ma sempre una borsetta da città.
I due figli stavano urlando perchè avevano fame e sete, il papà bestemmiava perchè “in questo ca$$o di posto non c’è nemmeno un ristorante e i trentini sono tutti dei…. (censura)”, la mamma si divideva fra il cercare di consolare i figli “dai che fra un paio d’ore arriviamo in albergo” e il far finta di non conoscere nessuno.
Visto che il papà ce l’aveva con i trentini e con il servizio di pupu (non usava questo termine) prima gli ho fatto “gentilmente” notare che il “giro dei cinque laghi” è uno dei più famosi di Madonna di Campiglio, se non voleva guardare una cartina (non tutti la capiscono) bastava chiedere in hotel o alla maggior parte dei passanti per sapere dove, lungo il tragitto ci sono dei punti di ristoro, se poi uno si muove senza informarsi pensando che in ogni punto del mondo dove lui arriva debba essere costruito un resort 12 stelle perchè magari oltre ad avere fame ha anche voglia di fare un trattamento di benessere, be quello è un suo personale problema… poi alla fine impietositi abbiamo comunque lasciato una cioccolata e due bottigliette d’acqua ai bambini… credo che nemmeno a Natale siano mai stati così felici.
A parte le cavolate cali di zuccheri e disidratazione non vanno presi alla leggera, sia che siate un gruppo di adulti sia e direi soprattutto se avete con voi dei bambini o ragazzi.
Nello zaino va poi sempre portata la cartina o la guida o comunque un qualcosa con le informazioni del percorso che intendete fare, sia mai che arrivati ad un bivio non vi ricordiate da che parte dovete andare e vi ritrovate sul percorso sbagliato di 12 ore invece che di tre come avevate pianificato.
Personalmente trovo poi molto comodi anche i bastoncini da trekking, soprattutto in discesa aiutano a mantenere l’equilibrio, li usano molte persone, ma non tutti li trovano comodi.
Chi va in montagna in primavera/autunno o, anche in estate a quote molto elevate, farebbe bene a portare con se nello zaino anche un paio di ramponcini. Possono rivelarsi molto comodi per attraversare un tratto innevato e quindi molto probabilmente scivoloso. Se è in zona protetta non ci sono problemi, al massimo fate una scivolata, ma se magari anche se è un tratto breve, siete su un tratto molto esposto con sotto un baratro….. meno possibilità avete di scivolare meglio è.
Se poi avete a casa un binocolo, magari di quelli piccoli e leggeri, il mio consiglio è di portarlo, a volte è comodo per vedere qualche animale in lontananza, valutate però che è sempre e comunque peso aggiuntivo che avrete sulle spalle tutto il giorno.
Sconsiglio invece, ma questa è un’opinione personale, di portare l’attrezzatura fotografica. In montagna ci sono posti bellissimi e si possono fare bellissime fotografie, ma prima di mettere nello zaino, oltre alle cose che abbiamo visto, anche la vostra amata reflex con magari qualche obiettivo aggiuntivo e il cavalletto…. pensateci e pensateci bene…. quei chili di peso aggiuntivi li avrete sulle spalle tutto il giorno e dopo un pò vi garantisco che si faranno sentire e tanto, ma qui dipende molto da quanto siete disposti a soffrire per la vostra passione 🙂
Non perdo nemmeno tempo a dire che nel caso di ferrate o scalate serve l’attrezzatura adatta, se non l’avete noleggiatela o lasciate perdere. Purtroppo se che molti, soprattutto sulle ferrate “la prendono alla leggera” rimanendo poi però bloccati. Il soccorso alpino come abbiamo visto, esiste e sono molto efficienti, ma se non vi mettete nelle condizioni di doverlo chiamare è meglio.
Prima di passare ad altri argomenti, visto che abbiamo parlato di cosa mettere nello zaino, una piccola parentesi proprio sullo zaino. Meglio se è uno di quelli da montagna, come abbiamo visto, con la sua copertura anti acqua, ma soprattutto con spalline larghe e comode. Quelli “da città” con le spalline strette non sono il massimo, soprattutto se li dovete portare belli carichi per varie ore.
Se poi pensate di portare con voi anche i bastoncini verificate se lo zaino ha qualche sistema comodo per assicurarli bene, in modo da poterli fissare lì quando non li usate.
Ammetto in certa misura seguo poco le indicazioni che sto per darvi. Spesso prima di partire guardo velocemente la guida o la cartina, verifico i tempi e il dislivello, mi informo eventualmente se è aperto il rifugio e poi vado.
C’è però da dire che mi comporto così in zone che conosco bene, muovendomi con poca gente, tutti attrezzati e con un buon allenamento (del gruppo sono fra quelli che va in montagna meno,che significa praticamente quasi tutti i fine settimana) sappiamo che anche se “sbagliamo” strada o il percorso è un pò più duro del previsto arriveremo alla sera un pò più stanchi del previsto ma tutto si risolve lì.
Se invece non siete molto allenati, conoscete poco la montagna, avete con voi ragazzi o bambini… be le cose cambiano. E’ fondamentale che prima di partire abbiate bene in mente cosa dovrete affrontare.
Sui sentieri di montagna ci sono moltissime guide, cartine, siti, app e fonti di informazioni. E’ praticamente impossibile, cercando un attimo, non trovare ciò che dovete sapere, male che vada anche alla reception dell’hotel, in molti casi, potranno darvi almeno le informazioni di base e dirvi se il percorso è aperto e se ci sono punti di ristoro/riparo.
Per informazioni più aggiornate naturalmente potete anche chiedere ai rifugi “intermedi” com’è la situazione da lì in poi, e caso mai tornare indietro, ma ciò comunque significa che almeno al primo rifugio ci siete arrivati.
Non mi stancherò mai di ripeterlo, soprattutto se siete alle prime armi, prima di fare qualche escursione leggete bene le informazioni o chiedete in hotel, sulla difficoltà e su eventuali strutture (aperte) lungo il percorso.
In montagna la distanza da percorre conta, ma è solo uno dei parametri da tenere presenti. Molto più importante è il dislivello da fare. Fare un percorso di 5 km in piano o farne uno, sempre di 5 km ma con 6/7/800 metri di dislivello NON è la stessa cosa.
In fase di pianificazione, quando vi state documentando fate in particolare attenzione alle informazioni che vengono riportate sulle guide dei sentieri (spesso si trovano anche in hotel) guide di cui però la maggior parte non legge l’introduzione, nella quale è spiegata una cosa molto importante e su cui, in molti casi, chi è alle prime esperienze commette degli errori terribili.
Tutte le guide sono fatte praticamente nello stesso modo. Vi spiegano come raggiungere, partendo dal parcheggio, dall’impianto o dal punto X, il tal rifugio, passo o altro punto interessante.
Descrivono più o meno dettagliatamente il percorso con anche il dislivello e i tempi di percorrenza. Ed è qui che molti “novellini” cadono in errore.
Tranne nei casi in cui viene indicato un percorso ad anello, il percorso descritto è dal punto X (partenza) al punto y (rifugio o altro), con, per esempio un dislivello 400 metri e un tempo di percorrenza di 4 ore.
Be dai 4 ore non sono tante, il dislivello dell’esempio non è di quelli insormontabili… ce la si può fare senza problemi anche partendo la mattina con calma.
Il dislivello naturalmente è abbastanza chiaro, sono 400 metri, magari il punto di partenza e di arrivo sono pure alla stessa altitudine, ma in mezzo si deve fare una forcella, un qualche passo, comunque in ogni caso, in un punto o nell’altro del percorso, magari non tutti in una volta, vi fate 400 metri di dislivello.
Quindi prima regola: non guardate solo l’altitudine di partenza e di arrivo, non è detto che sia quello il dislivello da percorrere, in mezzo potrebbe esserci un passo da salire e poi scendere, passo che magari implica 1000 metri di salita e altrettanti in discesa, per arrivare ad un rifugio che sulla carta è alla stessa altitudine o anche più basso del vostro punto di partenza.
Questo comunque è un errore che è più facile commettere se si guarda solo una cartina, le guide riportano sempre il dislivello all’inizio, nella parte con i dati riassuntivi del percorso, non dovreste sbagliare.
La cosa che però invece, molti sbagliano, anche leggendo attentamente la guida è il tempo… “cosa vuoi che siano 4 ore (dell’esempio)?” 4 ore infatti non sono tante, o comunque non sono tantissime, c’è però un piccolo particolare che ai più sfugge, ma ripeto è indicato di solito molto bene all’inizio, o alla fine della guida, nella parte generale, e comunque è anche logico…. ci siete arrivati?
Ci riprovo… allora per andare dal punto di partenza X al rifugio Y sono 4 ore….. il tempo che voi impiegherete, lasciando perdere il fatto se siete un pò più veloci o più lenti, quindi è?
4 ore. Sì esatto… se poi vi fermate (e avete prenotato) a dormire al rifugio!!! Ma se voi come accade nella maggior parte dei casi arrivati al rifugio mangiate, vi riposate e poi riprendete lo zaino per tornare all’hotel… be allora avete altre 4 ore di ritorno. E non vi illudete che la discesa sia più veloce, magari lo è di un pò ma la stanchezza si fa sentire e la discesa di solito incide comunque di più sulle gambe e in particolare sulle ginocchia.
Quindi tutto questo discorso per dirvi che, tranne i casi di “giro ad anello” sui quali, essendo appunto un anello i tempi di percorrenza sono totali, i tempi sono indicati per andare dal punto x al punto y, ma se poi voi volete/dovete tornare al punto di partenza vanno praticamente raddoppiati, quindi la passeggiata di 4 ore, diventa un bel trekking di 8!!!! Più pausa pranzo e qualche sosta… rischiate di avvicinarvi alle 10 ore totali.
Poi naturalmente non sempre è così, magari all’andata ci mettete 4 ore e al ritorno molto meno perchè c’è un altro sentiero più breve, o arrivate vicini ad un impianto o a mezz’ora da una strada dove male che vada chiamate un taxi, la cosa importante è che abbiate considerato bene sia il come arrivare sia il come ritornare.
A proposito di pianificazione e di guide. Tutte le guide dei sentieri, se fatte bene (altrimenti diffidate) riportano anche il grado di difficoltà del sentiero stesso, di solito indicato con una serie di lettere.
In Italia si usa la scala del CAI, che suddivide i sentieri in tipologie di difficoltà crescente, potete trovare tutti i dettagli su qualsiasi sito delle sezione locali del CAI o sul sito della SAT di Trento. Per semplicità vi riporto il sunto fra virgolette:
Al di là delle mie note sulle singole “difficoltà” voglio ribadire un concetto, soprattutto per chi è alle prime volte, evitate i sentieri EE, A ed EEA se non con guide esperte locali. Loro conoscono bene le zone e la reale difficoltà del singolo sentiero, e vi possono sia indirizzare sui percorsi più adatti sia aiutare in caso di difficoltà, oltre a spiegarvi molto bene come funzionano eventuali sistemi per la vostra sicurezza (imbraghi, moschettoni etc).
Non prendete il “grado di difficoltà” alla leggera e diffidate anche degli amici “esperti” o del “sentito dire”…. purtroppo molti amici o conoscenti, al bar, in albergo o in rifugio tendono a minimizzare le difficoltà, loro fanno certi percorsi senza problemi e quindi danno per scontato che sia percorribile da tutti….ma non è vero, non tutti i percorsi sono per tutti, almeno non lo sono all’inizio.
E’ un pò il discorso che cerco di ripetere quando parlo di sci…. molte volte sugli impianti sento persone che parlano con altri “alle prime esperienze” dicendo che non c’è problema tanto è una “nera semplice”… ma “nere semplici” NON ne esistono, almeno non per uno che è la seconda, terza, quarta volta che mette gli sci…. non si fanno e basta. Altrimenti se va tutto bene ci si pianta a metà e si scende impiegando un’ora “con il sedere” rovinandosi la giornata, se invece va meno bene ci si fa tanto tanto male….
Quindi piccola nota per gli “esperti” che accompagnano chi è alle prime armi…. la bella pista nera o il bel percorso che per voi è “un pò impegnativo”… ve lo fate voi… con gli amici alle prime uscite si fa qualcosa che per voi è molto molto banale. Poi magari dopo un’ora (nel caso dello sci) o un paio di uscite (nel caso del trekking) scoprite che si può alzare un pò il livello di difficoltà… ma mi raccomando si parte dal campo scuola o da qualche passeggiata banale e si procede per gradi.
Nota per chi ha il cane
Prima di proseguire, un’ultima nota per chi ha un cane, soprattutto un “cane da città”. La montagna per i vostri amici a 4 zampe può essere bellissima, prati dove correre e temperatura più fresca, però ancora una volta, prima di affrontare certi percorsi informatevi.
Sia se ci sono zone “esposte” dove in caso è meglio tenerlo al guinzaglio perchè penso non vi farebbe piacere vederlo precipitare dal sentiero, sia se il fondo del sentiero è adatto.
Soprattutto in quota è facile che i sentieri siano molto sassosi o ci siano veri e propri “ghiaioni” da affrontare (magari anche per un’oretta o più), voi avete le vostre belle scarpe da trekking con una bella suola grossa a proteggervi… il vostro cane NO e probabilmente è più abituato alle piastrelle o al legno del vostro appartamento che ai sassi. Quindi o ve lo mettete nello zaino, ma comunque i chili in più si faranno presto sentire, ammesso poi che ci stia dentro fermo, altrimenti rischiate pure che vi sbilanci e quindi una bella caduta non ve la toglie nessuno oppure ve lo ritrovate alla sera con le sue belle zampe tutte sanguinanti….. fate voi !!!
In ogni caso considerate che affrontare passaggi “pericolosi” o esposti tenendo un cane, al guinzaglio, in braccio o nello zaino non è che sia la cosa più furba da fare… se il passaggio è di per se pericoloso tenere anche un qualcosa che vi può distrarre, sbilanciare o tirare improvvisamente nella direzione sbagliata e non avere le mani libere per usare eventuali appigli o cordini forse forse non è proprio da furbi.
In generale per fare un bel trekking in montagna, anche impegnativo, non serve una laurea in ingegneria nucleare, basta un pò di buon senso, anche se spesso sembra sia più diffusa la suddetta laurea che il buon senso.
In particolare, siate consci delle vostre capacità, tenete sott’occhio l’orologio per capire quanto ci state mettendo rispetto a quanto indicato sui segnavia dei percorsi e a quanto stimato in fase di pianificazione e soprattutto se andate in alta montagna, portatevi l’attrezzatura e l’abbigliamento adatto di cui abbiamo parlato prima.
La temperatura in quota sarà di per se più bassa di quando siete partiti dal fondovalle e se per caso viene brutto può crollare anche a pochi gradi sopra zero, dai 3000 metri in su ci sta anche qualche nevicata estiva.
La passeggiata di un’ora non crea grandi problemi, i trekking più lunghi invece vanno affrontati con la giusta attenzione ed attrezzatura, come ho già detto prima non è che chi va in montagna seriamente si porti lo zaino solo perchè gli piace avere kg in più sulle spalle.
Se andate sui sentieri ricordatevi due cose: uno la montagna è un posto bellissimo, due la montagna NON perdona… come ho già detto prima purtroppo di incidenti in montagna ne succedono, e non solo a chi va ad arrampicare o fa altri sport che molti ritengono pericolosi o estremi.
Non vi voglio spaventare, non è che serva una preparazione o attrezzatura da professionisti e allo stesso tempo chi fa una camminata fino a qualche rifugio normalmente non ha tendenze suicide.
In se, se affrontata correttamente, potrete andare un pò ovunque anche con ragazzi e bambini basta un minimo di attenzione nei posti più esposti (se ce ne sono lungo il percorso), un minimo di attrezzatura e un pòdi buon senso…se iniziate ad essere stanchi o il tempo si mette al brutto ci si gira e si torna in hotel, o si raggiunge il rifugio più vicino…. non serve fare gli eroi.
Che poi, se c’è una burrasca con mare forza 8 non è che ci si butta in acqua a fare una nuotatina, giusto?
Ci sono comunque bellissimi rifugi e zone raggiungibili anche da chi è poco esperto e ha poco allenamento, magari “aiutandosi” anche con qualche impianto di risalita.
Prima di andare oltre ancora un paio di considerazioni, soprattutto per chi è alle prime armi. Lungo i sentieri troverete i segnavia, cartelli con indicazione del numero di sentiero (da confrontare con quelli riportati sulla guida/cartina che avete con voi) della direzione e, in Trentino Alto Adige sempre, in altre zone a volte, tempo previsto per arrivarci. E’ un tempo medio a “scalare”.
Mi spiego meglio: il primo segnavi per il rifugio xx vi indicherà ad esempio 3 ore, al successivo, magari su un incrocio con un altro sentiero sarà indicato, poniamo 2,30 ore, il che implica che per andare dal primo al secondo segnavia dovreste averci impiegato circa 30 minuti.
I tempi sono calcolati su un passo “medio”, voi potreste essere stati più lenti o più veloci. Se siete stati più veloci, capita anche se non siete molto allenati, magari sui primi tratti, in ogni caso non illudetevi troppo. Potete aver rispettato i tempi per varie ragioni, è magari il primo pezzo e siete riposati, o magari era in piano e mantenere l’andatura è semplice… quello successivo però iniziate ad essere più stanchi, o magari il sentiero è più ripido o vi fermate per una pausa “cibo”… prendeteli sempre con beneficio di inventario (in particolare delle vostre forze).
A proposito, se possibile anche voi cercate di tenere un “passo medio”, basato sulle vostre energie, in particolare non partite troppo veloci, si vedono spesso nei primi tratti, magari pianeggianti, persone che partono “a tutta velocità”, ti superano di slancio, salvo poi trovarli dopo una mezz’ora o un’ora sfiniti sulla prima salita, meglio dosare le forze!
Tendenzialmente non siete lì per fare una gara, andate con il vostro passo regolare e se qualcuno vi supera lasciatelo passare, può essere che sia molto più allenato di voi o che lo creda, in ogni caso, anche se arriva prima di voi non vince nulla, come voi non perdete nulla.
In ogni caso, se vedete che i tempi vostri e quelli indicati diventano troppo differenti, ancora una volta, prendete in seria considerazione l’idea di tornare sui vostri passi e riprendere la direzione dell’hotel, più andate avanti più sarete stanchi, più i tempi di percorrenza si allungheranno sia per raggiungere la meta, sia nel caso torniate indietro, anche perchè nel frattempo vi sarete allontanati sempre di più dal punto di ritorno.
In estate le giornate sono lunghe, ma a meno che non siate nei paesi nordici ad un certo punto diventa buio e non sarebbe piacevole trovarsi di notte e stanchi, su un sentiero di montagna.
Discorso simile se iniziate ad essere troppo stanchi, o se arrivate in un tratto di sentiero troppo esposto che non vi sentite di affrontare, o se magari trovate un canalone con la neve e non siete attrezzati lasciate perdere e tornate indietro.
Considerate che “salire nella neve” è molto più faticoso che su sentiero normale, ma soprattutto scendere per un pendio innevato può essere pericoloso perchè è molto ma molto più scivoloso.
Altra cosa molto importante da tenere a mente: sui sentieri di montagna NON si corre. A meno che non facciate “corsa in montagna”.
OK, lo so che a pochi verrebbe in mente di mettersi a correre in montagna, esclusi i “pazzi” che fanno corsa in montagna, che però ammiro, non so dove trovino le forze.
In ogni caso c’è una situazione in cui, sono quasi sicuro la tentazione di correre vi potrebbe venire. Mi riferisco al caso in cui, e purtroppo accade, durante il ritorno (di solito accade il pomeriggio) siate così fortunati da prendervi un bel temporale… se avete ancora un pò di forze e visto che probabilmente siete in discesa la tentazione di mettersi a correre o comunque accelerare notevolmente il passo c’è.
Ve lo dico chiaramente, nella migliore delle ipotesi è inutile. Ok se siete a 5 metri dall’auto una corsetta magari vi salva dal prendere un pò di acqua, ma se siete a 30/40 minuti o più, anche correndo e anche ammesso che abbiate ancora la forza per farlo fino all’arrivo quanto pensate di risparmiare 5 minuti? Vi cambia veramente qualcosa? Tanto dopo i primi 3 minuti di temporale o avete un bel impermeabile o siete fradici.
Anche aveste le forze per sostenere la corsa e vi facessero gola quei 5 minuti risparmiati, si lo ammetto sotto l’acqua anche 1 minuto in meno a volte è un grandissimo sollievo, NON mettetevi comunque a correre, per il semplice fatto che il terreno molto probabilmente a causa dell’acqua è diventato molto scivoloso, sia che si tratti di un terreno sassoso, sia che si tratti di terra…. terreno scivoloso, di corsa, magari con poche forze è sinonimo, nel migliore dei casi di una bella caduta e una bella botta… se cadete sul sentiero, se invece scivolate giù per un costone o fate un “salto” di qualche decina o centinaio di metri la cosa può diventare “un pò più grave”.
Tornando alle situazioni normali, a volte capita che ci siano passaggi stretti o “scomodi”, magari anche un pò lunghi. Se nella direzione opposta alla quale state procedendo voi c’è già qualcuno su quel tratto di sentiero è buona norma fermarsi nella parte comoda e aspettare che chi vi viene in contro passi.
Due minuti di attesa sono un’ottima scusa per rifiatare senza far vedere a tutti che siete allo stremo delle forze, ma soprattutto è stupido doversi incrociare in un punto stretto e pericoloso solo perchè non si vuole perdere un minuto di tempo.
Ultima considerazione per chi va in gruppo. A proposito in montagna sarebbe meglio non andare da soli, non si sa mai.
In ogni caso, per chi va in gruppo, magari anche “numeroso”, c’è una regola fondamentale da seguire “in montagna vince il più debole!!“.
Il percorso cioè dovrebbe essere tarato sul più “debole” del gruppo, quello meno allenato o più “pauroso”. In ogni caso, su qualsiasi percorso voi siate se una persona del gruppo ha paura a fare un determinato passaggio o inizia ad essere particolarmente stanca… si torna indietro.
Non forzate troppo la mano cercando di convincerlo a continuare. Sia perchè se è veramente stanco poi la cosa può solo peggiorare, sia perchè se ha paura a fare un tratto, succede spesso sulle ferrate ma non solo, magari poi, più avanti c’è un passaggio anche più difficile e “si blocca” senza più la capacità di andare ne avanti ne indietro, fidatevi, accade più di quanto crediate.
Non mettetevi nella situazione di dover chiamare i soccorsi perchè un vostro compagno non riesce più ne a proseguire ne a tornare indietro, si ritorna sui propri passi prima, o se proprio volete ci si divide in gruppi, qualcuno ritorna e qualcuno prosegue.
Naturalmente la persona in difficoltà NON va assolutamente lasciata da sola!
Grazie soprattutto alle ebike, che ormai si possono noleggiare in molti zone, varie persone stanno scoprendo che in montagna, oltre che a piedi, si può andare in mountain bike (si chiamano così mica per nulla).
Se siete molto allenati potente naturalmente andare con le bici “classiche”, altrimenti potete optare per quelle elettriche. Prima di partire in questo caso verificate se lungo il percorso ci sono dei punti di ricarica (si iniziano a trovare) altrimenti tenete bene sotto controllo la carica della batteria della vostra bici… finita quella, visto le ruote grosse, il peso del motore e della batteria, e il telaio rinforzato per sopportare il peso di cui sopra, diventano abbastanza “pesanti” da usare solo con la forza delle gambe.
Naturalmente per qualsiasi tipo di bici optiate, se non avete una guida ad hoc informatevi se il percorso che volete fare è percorribile anche in bicicletta, non tutti i sentieri lo sono.
Ogni tanto lo ammetto ci vado pure io e mi piace, ma molto più spesso vado a piedi, almeno fino a quando non mi deciderò ad acquistarne una. Se non avete mai provato il mio consiglio è di noleggiarle, almeno per un giorno, potreste scoprire che vi piace molto e sono molto divertenti.
A parte questo, volevo sottolineare una cosa, per chi va in MTB su sentieri “condivisi” con i pedoni.
C’è, o può esserci altra gente sul sentiero, soprattutto quando siete in discesa i freni (per chi no lo sa sono quelle due levette poste sul manubrio) usateli e tenete una velocità moderata. Se volete fare downhill e scendere a tutta velocità andate a farlo sui percorsi appositi che ormai si stanno diffondendo un pò ovunque e sui quali non troverete mai un’altra persona che sta salendo in senso opposto per cui se vi schiantate vi fate male solo voi, ma non andate ad impattare contro qualcun’altro.
Se invece volete piste dedicate ne trovate ormai molte, ci sono Bike Park ad esempio a Pinzolo, Molveno, in val di Sole, in Paganella e in vari altri luoghi del Trentino, oppure, se preferite l’Alto Adige potete andare a Plan de Corones, a Bressanone, in Alta Badia e in molti altri posti.
Pulizia dei rifugi e dei sentieri
Prima di concludere un’ultima considerazione, relativa ai rifugi e ai sentieri. Chi è già andato in montagna lo sa, chi ci andrà per la prima volta quest’estate lo scoprirà.
Ci sono rifugi che sono raggiungibili anche tramite strade forestali, al turista sono precluse, ma i gestori le possono percorrere e possono quindi arrivare fino al rifugio con un fuoristrada.
Ci sono poi altri rifugi che sono vicini (o non troppo lontani) dagli impianti di risalita, mentre altri sono comunque riusciti a costruire delle teleferiche, che, pur non potendo portare persone, possono portare cose.
Ci sono infine quelli che per la posizione sono raggiungibili esclusivamente a piedi e in cui tutte le cose che servono, cibo, prodotti per la pulizia, riscaldamento, etc possono essere portate solo a piedi dai gestori o in elicottero (che non sono proprio regalati).
Soprattutto in questi ultimi è buona norma riportarsi le proprie immondizie a casa!!! Non dico se mangiate al rifugio di riportarvi a casa il tovagliolo o le altre cose che vi hanno fornito, ma se nello zaino avete la bottiglia di acqua vuota, o la carta del cioccolato finito… tenetele nello zaino fino al ritorno, non sono pagati per portare in giro le vostre immondizie.
Ultima cosa da sottolineare, anche se dovrebbe essere inutile scrivere ma che purtroppo non lo è: le vostre immondizie non vanno lasciate al rifugio e meno che meno lungo il sentiero!!!!
Siete andati in montagna per l’aria pura, il paesaggio, per fare la foto al bel prato fiorito o alla parete di roccia spettacolare… se ci lasciate le vostre immondizie la prossima volta ci andrete per respirare la buona aria di discarica, fare la bella foto al sacchetto di plastica o alla lattina di coca cola… paghereste per andare in un posto simile?
Credo di no, non vi piacerebbe molto immagino, quindi ricordatevi che se avete visto un bel prato o un bel sentiero è solo perchè prima di voi qualcuno non ci ha buttato un sacco di immondizia ma se l’è riportata a casa mi sembra il minimo fare altrettanto, se non fosse altro perchè, magari il giorno dopo o magari fra 10 anni in quel prato potreste tornarci ritrovereste la vostra bottiglia ma non sapendo che è la vostra sicuramente pensereste “che schifo, che incivili, hanno trasformato un posto stupendo in un immondezzaio”….. non ricordandovi che siete stati voi a farlo 🙂
Ciò naturalmente vale non solo in montagna, ma ovunque, al mare come in città.
Se comunque l’ambiente e il panorama non vi interessa prima di buttare qualcosa per terra considerate che qualcuno probabilmente pulirà, ma quella pulizia ha un costo, costo che alla fin fine pagherete voi perchè o siete residenti in quel comune e quindi pagherete le tasse per coprire i costi sostenuti dal comune per pulire oppure non siete residenti, siete dei semplici turisti, ma il comune per coprire le spese di pulizia aumenterà forse la tassa di soggiorno (che pagate voi) e sicuramente la tassa ai residenti e alle strutture ricettive… strutture che voi usate e che sicuramente rigireranno sui clienti i maggiori costi dovuti alle maggiori tasse…
Più volte in questo articolo vi ho parlato di guide e cartine.
Il mio consiglio è di averne sempre una con voi, in modo da poter verificare le informazioni sul percorso caso mai vi servissero.
In alternativa potete anche scaricare sul vostro cellulare qualche app dedicata alla montagna. Ne esistono ormai moltissime, fatte più o meno bene. Ricordatevi comunque che il funzionamento del cellulare in montagna non è sempre garantito ovunque.
In alcune zone il segnale può essere molto debole, impedendovi di usare il traffico dati, o completamente assente.
Non fate quindi affidamento solo ed esclusivamente su app che non offrano la possibilità di usare le mappe offline, e naturalmente nel caso, scaricate la mappa prima di partire.
Come vi ho detto, app ne esistono molte, la maggior parte utilizzabili sia da chi fa trekking, sia per MTB, sia per altri sport all’aperto che possono richiedere un GPS. Fra queste alcune che mi sento di consigliare perchè le uso personalmente sono:
Per quanto riguarda le app che offrono la possibilità anche di tracciare il percorso che state facendo, volevo sottolineare di prendere con beneficio di inventario le informazioni che vi daranno a fine giornata.
Sulla distanza percorsa di solito sono molto precise, non sempre però lo sono altrettanto sul dislivello. In molti casi mi sono accorto che le informazioni non sono proprio esatte, forse per qualche errore momentaneo di trasferimento dati o di informazioni sbagliate del GPS.
Tenete presente che in montagna quando magari siete su un “costone” sotto ad una parete avete da un lato una parete, magari di qualche centinaio di metri più alta del punto dove siete voi, e dall’altra un baratro molto più basso del punto dove vi trovate.
Quindi se il GPS vi posiziona 20/40 cm più in la di dove siete realmente, cosa che di solito è ininfluente, potreste risultare molti metri più in alto o in basso di quota.
Se guardate il grafico del dislivello a volte vi trovate dei punti che non hanno senso, magari c’è un andamento altimetrico sui 2000 metri, poi un punto a 150 poi di nuovo a 2000. L’app calcola il dislivello da quel punto di 150 metri ai 2000 e vi dirà che avete fatto 1850 metri di dislivello… ma probabilmente è un errore non penso siate saltati nel vuoto in verticale per poi risalire subito dopo.
Sono comunque informazioni poco importanti, se non per “fare i superuomini” la sera al bar. La cosa importante è che riescano a dirvi, rispetto alla cartina, dove siete.
Sono app comode, che uso, sia per tenere traccia dei miei percorsi, sia a volte per capire dove sono, sia a volte per fare da “guida turistica” improvvisata.
L’ultima volta mi è capitato pochi giorni fa, una coppia, vicino alla cima del Settsass che si era “persa”, era la seconda volta che, complice indicazioni poco chiare, era tornata nello stesso punto, quasi sulla cima, non trovando il giusto sentiero per completare l’anello.
Naturalmente se avessero avuto con se una cartina forse avrebbero evitato di farsi 300 metri di dislivello “sbagliati”, però ho almeno potuto velocemente mostrare sul cell dove eravamo, la direzione che dovevano prendere sui due bivi successivi per ritrovarsi poi sul sentiero corretto che volevano seguire per tornare al punto di partenza.
Per finire alcune considerazioni sul cellulare in montagna.
Come vi ho detto, per uso cartografico non fate troppo affidamento sul traffico dati, non è garantito che ci sia il segnale. La poca presenza di segnale in molti casi crea anche un altro problema.
Se non c’è segnale dati, o è scarso il cellulare “impazzisce” e cerca ad ogni costo di trovarlo, operazione di cui voi non vi accorgete ma che consuma molta più batteria del dovuto.
Quindi le opzioni sono due: se non vi serve il traffico dati disattivatelo, se invece vi serve portate nello zaino un power bank per la ricarica.
In ogni caso, soprattutto le prime volte che non siete sicuri di come il vostro cell si comporti meglio se almeno uno del gruppo disattiva il traffico dati o se tenete monitorato il calo di batteria. Sarebbe brutto trovarsi tutti con il cellulare scarico, sia mai che vi serva per una telefonata di emergenza.
Forse in alcune parti vi ho fatto un pò di “terrorismo”, ma l’ho fatto solo per indurvi a pensare un attimo, in montagna ci sono posti bellissimi alla portata di tutti, richiede, almeno in alcune zone, solo un pò di attenzione e di rispetto per gli altri.
Ma in fondo ovunque serve un pò di attenzione, se fate un giro in una città d’arte prima di scendere da un marciapiede fate attenzione (mi auguro) che non arrivi un’auto, in montagna è la stessa cosa serve un minimo di attenzione e di buon senso, anche se il tipo di attenzione è rivolta a cose diverse, che magari, per chi ci va le prime volte, non sono così scontate e quindi ho pensato di evidenziare calcando un pò la mano 🙂
In ogni caso la montagna è sicuramente un posto bellissimo dove trascorrere una vacanza all’aria aperta, fare un pò, o tanto, sport, rilassarsi su un prato e, perchè no, gustarsi dei pasti sempre molto buoni e abbondanti.