IHG 3000 punti bonus a soggiorno
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In questo viaggio di 17 giorni attraverso gli Stati Uniti eravamo in 4 amici e lo scopo era quello di vedere alcuni dei principali parchi naturali americani arrivando fino a Yellowstone.
Il viaggio è stato fatto a luglio, mese abbastanza caldo in alcune delle zone che abbiamo visitato, ma tutto sommato le temperature sono accettabili, soprattutto se si evitano certe zone nelle ore centrali della giornata.
Dall’Italia non esistono voli diretti ne per Las Vegas ne per Salt Lake City, le due città di arrivo/partenza che avevamo scelto. Abbiamo quindi optato per i seguenti voli: Milano-Atlanta-Las Vegas, Salt Lake City-New York-Milano, tutti prenotati con Delta, anche se il ritorno New York-Milano è operato da Alitalia.
La scelta dei voli è ricaduta su Delta, sia per il prezzo del biglietto, sia perchè essendo tutti e 4 iscritti al programma SkyMiles era un’ottima occasione per accumulare/spendere un pò di miglia.
Per la scelta degli hotel abbiamo come sempre incrociato i vari servizi disponibili on-line usando di volta in volta quello più vantaggioso per il singolo soggiorno. Vi dirò di volta in volta quale sistema abbiamo utilizzato.
La scelta dell’autonoleggio è caduta su Hertz. Volevamo assolutamente un SUV perchè serviva in alcune tappe, e nel momento della prenotazione è risutlata la compagnia più vantaggiosa.
E’ un viaggio negli Stati Uniti, per cui servono gli stessi documenti di cui ho parlato a proposito del viaggio a Miami a cui vi rimando.
Se non lo avete ancora fatto vi consiglio di leggere anche il mio articolo USA – Viaggio nei parchi americani, in cui troverete molte informazioni generali che vi saranno utili.
Vi consiglio di leggere anche l’articolo “Las Vegas, i parchi americani e San Francisco” in cui troverete il racconto di un’altra variante del tour, forse quello più “classico”.
Partiamo da Milano Malpensa con il volo Delta delle 10.50, e dopo alcune ore di scalo ad Atlanta arriviamo a Las Vegas. I due voli sono stati molto tranquilli e comodi, avevamo prenotato in economy ma avendo un pò di miglia da spendere alla fine abbiamo optato tutti e 4 per un upgrade in Business 🙂
Al ritorno non saremo così fortunati e le due tratte Salt Lake City – New York e New York – Milano le abbiamo fatte in economy, per fortuna l’intercontinentale è in notturna, per cui, scegliendo anche i posti consigliati su seatguru riusciamo a dormire abbastanza “accorciando” la sofferenza.
O meglio, questo era il programma sulla carta fatto prima di partire, la realtà alla fine si dimostrerà diversa.
Arriviamo a Las Vegas alle 20.30 del 4 luglio. Come prima cosa, usciti dall’aeroporto ci dirigiamo alla navetta che conduce agli autonoleggi, tutti disloccati in una zona a breve distanza dall’aeroporto.
L’uscita dal terminal è “traumatica”, pur essendo sera ci sono quasi 40 gradi. Ritirata la macchina all’autonoleggio Hertz ci dirigiamo verso il nostro hotel.
A Las Vegas ci siamo già stati alcuni anni fa, però l’idea di attraversare metà strip la sera del 4 luglio mi “spaventa” un pò. Non vorrei rimanere imbottigliato nel traffico. Alla fine le mie paure si rivelano infondate, c’è il solito traffico normale degli altri giorni, a segnalare che è il 4 luglio ci sono solo alcuni fuochi di artificio in lontananza.
In città rimarremo solo una notte, e abbiamo prenotato al Luxor, tramite il sito Vegas.com ad un ottimo prezzo. E’ tardi e siamo stanchi dopo un giorno in giro per aeroporti, però, visto che i nostri amici non ci sono mai stati, decidiamo di fare un giro per la città.
Las Vegas di notte vale sicuramente una passeggiata, anche se la temperatura non è delle migliori. Casualmente a mezzanotte ci troviamo davanti al Bellagio, lo spettacolo musicale con le fontane è una delle attrazioni della città, e la notte del 4 luglio con l’inno americano come sottofondo è un’esperienza indimenticabile.
Percorriamo praticamente tutta la strip finchè, ormai esausti non decidiamo di prendere un taxi che ci riporti in hotel. Gravissimo errore…sono quasi le due del mattino e la temperatura non accenna a diminuire rimanendo intorno ai 40 gradi, mentre nel taxi ce ne saranno si e no 15.
Il tassista sfrutta al massimo la potenza dell’aria condizionata facendoci rischiare la vita per lo sbalzo. Ma si sa, gli americani purtroppo hanno questo vizio di tenere l’aria condizionata a temperature polari, rendendo spesso traumatici i passaggi dall’esterno all’interno dei locali.
La mattina, dopo una colazione in cui incameriamo più calorie che ad un pranzo di nozze facciamo altri due passi, andiamo al Venetian e al Caesars Palace per un pò di shopping e per fare qualche partitina al casino prima di salire in macchina, direzione Zion.
Arriviamo a Zion nel tardo pomeriggio. Abbiamo prenotato tramite booking al Bumbleberry Hotel, caso strano lo stesso hotel dell’altro viaggio.
E’ un hotel discreto e ha anche una piccola piscina per rinfrescarsi. Noi ci rimarremo solo una notte, per cui ci è sembrata una buona opzione. All’arrivo però la brutta sorpresa, avevamo prenotato due stanze ma a loro ne risulta solo una e non ci sono camere libere.
Non so se l’errore sia stato dell’Hotel o di booking però è una delle classiche situazioni in cui non mi piace trovarmi. Per fortuna molto gentilmente i titolari dell’hotel si sono incaricati di trovare una seconda stanza in una struttura vicina, con la quale penso collaborino, visto che le colazioni vengono fatte nello stesso ristorante lì vicino.
Il programma era di fare due passi prima di cena ma visto che il meteo ha deciso di rinfrescarci (per fortuna) con un temporale decidiamo di cenare presto e di andare a dormire per recuperare dai giorni precedenti.
Al mattino successivo effettuiamo la nostra escursione nel parco nazionale di Zion, non prima di aver acquistato l’annual pass.
Per noi è la seconda volta quindi ci sentiamo un pò delle “guide turistiche” e sfruttiamo la giornata facendo delle passeggiate “mirate”.
Nel pomeriggio riprendiamo la macchina, direzione Bryce Canyon, con l’obbiettivo di arrivarci per ammirare il tramonto, visto che il tragitto è solo di un paio d’ore.
Anche qui rimarremo solo una notte, e abbiamo prenotato il Best Western subito all’esterno del parco. La prenotazione l’abbiamo effettuata tramite sito BW usando le tariffe AAA e al check-in ci viene richiesta, una delle rare volte in cui è capitato, la tessera ACI, che naturalmente avevamo 🙂
Sulla strada da Zion al Bryce, prima di arrivare al Best Western, sulla destra c’è il motel Fosters. Nello stesso piazzale c’è un piccolo negozio di alimentari dove hanno pane fresco e alette di pollo fritte fatte al momento, ci siamo capitati per caso ma se riuscite a trovarlo ve lo consiglio.
Il mattino seguente come sempre, per sfruttare anche le ore più fresche della giornata, giro al Bryce per poi riprendere l’auto, direzione Grand Canyon facendo una breve deviazioni per visitare le Coral Pink Sand Dunes.
Questa volta abbiamo deciso di visitare il North Rim, e visto che fortunatamente abbiamo trovato posto a prezzi ragionevoli nel Lodge del parco abbiamo prenotato una notte li.
La prenotazione si può fare esclusivamente tramite il loro sito web ed essendo distante da qualsiasi altro posto abbiamo deciso di prenotare, anche la cena presso il loro ristorante. Il lodge e il ristorante sono a picco sul canyon offrendo una vista spettacolare dalle finestre della sala comune o dalle terrazze.
Sono molti i turisti che rimangono ad ammirare il tramonto e poi si fermano a cena, per cui vi consiglio di prenotare in anticipo se pensate di mangiare qui.
Il mattino seguente abbiamo effettuato un giro in macchina per raggiungere i vari viewpoint. Il percorso, andata e ritorno, sono circa 80 km, ma non potete perdervi lo spettacolo e la possibilità di fare colazione in una delle aree di sosta con il Grand Canyon davanti a voi.
Dopo il giro proseguiamo in macchina, direzione Page, sul lago Powell.
Arriviamo a metà pomeriggio, giusto in tempo per andare a fare un bel bagno rigenerante nel Lake Powell e prendere un pò di sole comodamente sdraiati sulla spiaggia.
Sembra quasi di essere al mare con la spiaggia di sabbia, la temperatura dell’acqua perfetta e le barche che navigano sulle acque tranquille. Ricordatevi però che siete a più di 1000 metri di altitudine, attenzione a non scottarvi 🙂
A Page rimarremo due notti, e abbiamo prenotato al Quality Inn at Lake Powell, tramite il sito della catena. Le camere dell’hotel hanno dei terrazzi che danno sul lago, e da cui si può ammirare un bellissimo tramonto.
L’hotel ha anche una piscina, ideale per passarci un pò di tempo nelle ore centrali della giornata.
Durante il soggiorno andiamo a visitare i due Antelope Canyon (Upper e Lower) e l’Horseshoe Bend.
Ne approfittiamo anche per contattare Hertz, probabilmente a causa del grand caldo nella zona di Las Vegas il parabrezza si è un pò scollato e le vibrazioni hanno causato una piccola crepa. Chiediamo se possono sostituirci l’auto ma negli autonoleggi vicini non hanno a disposizione un SUV per cui in accordo con il noleggio decidiamo di proseguire il viaggio.
Da page ci dirigiamo alla Monument Valley, probabilmente uno dei parchi più fotografati degli Stati Uniti, e approfittiamo del fatto di aver noleggiato un SUV per fare anche il trail interno sterrato.
In realtà “rischiando un pò” si potrebbe fare anche con una berlina normale, noi però la prima volta non ci siamo fidati. La parte difficile se avete preso una berlina è quella iniziale, abbastanza scoscesa e con parecchie buche, in alternativa potete fare un tour con le guide indiane.
Ci fermiamo fino al tramonto, e poi ci dirigiamo verso Mexican Hat, un piccolo paesino, in realtà un paio di hotel e qualche ristorante, dove abbiamo prenotato al San Juan Inn, hotel carino lungo il fiume da cui prende il nome.
Li vicino c’è anche un ottimo ristorante dove fanno carne alla griglia, non potete sbagliarvi è di fronte al distributore di benzina.
Prima di arrivare a Mexican Hat, per chi vuole una cittadina più grande, c’è Kayenta, dove ci eravamo fermati la volta precedente. Sinceramente a noi non era piaciuta per nulla.
Da Kayenta comunque è eventualmente facilmente raggiungibile anche Chinle e il Canyon De Chelly.
Da Mexican Hat partiamo al mattino, direzione Moab, passando per “The Needles” nella zona a sud ovest di Canyonlands.
Anche a Moab, come a Page, staremo due notti, e alloggeremo al Super 8 (tariffa AAA), prenotato tramite il sito Wyndham.
L’hotel è ai bordi del paese ed è abbastanza grande, con una piscina relativamente piccola rispetto al numero di stanze. Ha comunque un bel parcheggio comodo ed è un buon punto di partenza per visitare i vari parchi della zona, a partire da Arches, per poi andare ad Dead Horse e a Canyonlands cercando di arrivare ad Island in the sky per il tramonto, magari portandovi una buona bottiglia di vino (se riuscite a tenerlo fresco)
A Moab è possibile anche effettuare molte escursioni, in bici, quad, fuoristrada o in barca lungo il Colorado, però eventualmente dovete aggiungere qualche ulteriore giorno e se volete una guida dovete prenotare per tempo.
La nostra tabella di marcia purtroppo non ce lo consente, Yellowstone è ancora molto lontano.
Una curiosità: nel McDonald (o forse era Burger King) di Moab, sopra i distributori di bevande c’è (o almeno c’era) un grande cartello che ricorda ai clienti che il “refill” è valido solo durante il pasto.
Il refill gratuito delle bevande non alcoliche è un’usanza di vari stati americani, molto comoda durante i pasti, ma lì forse qualche avventore aveva un pò esagerato.
Da Moab ci dirigiamo a Torrey passando per la Goblin Valley. A Torrey staremo una sola notte alloggiando al Capitol Reef Resort della Best Western.
Da qui ripartiamo il giorno dopo per fare il loop della Cathedral Valley, circa 100 KM di sterrato!
La Goblin, la Cathedral e di conseguenza Torrey sono un pò fuori dal giro classico dei parchi americani, ma se avete occasione fate la deviazione, soprattutto la Cathedral merita ampiamente. Ricordate comunque che è assolutamente necessario un SUV e anche con quello se siete sfortunati non è detto possiate fare il giro. All’inizio c’è infatti un guado, che può essere impraticabile in caso di piogge.
Noi lo affrontiamo un pò preoccupati, soprattutto per la crepa nel parabrezza dell’auto, temiamo che le vibrazioni diano il colpo di grazia, cosa che però non accade 🙂
Dopo aver visitato la Cathedral Valley ci dirigiamo verso il Grand Tethon, facendo una pausa per dormine al Best Western Antlers di Vernal. Non sapendo quanto ci avremmo messo a fare il loop della Cathedral non avevamo prenotato non sapendo dove saremmo arrivati.
Da qui in poi tutti gli hotel del nostro tour, tranne l’ultima notte a Salt Lake City, sono stati scelti a caso, una volta giunti sul posto. In questo modo avevamo piena libertà, non sapendo esattamente cosa ci aspettasse lungo il percorso e quanto valeva la pena fermarsi nelle singole tappe.
L’hotel di Vernal si è rivelato una buona scelta dove passare una notte e rilassarsi alcune ore in piscina.
A cena andiamo da Pizza Hut, dove mangiamo una buona pizza, non è come la nostra naturalmente, ma è comunque buona. La cameriera che prende le ordinazioni però mi “spiazza” chiedendomi un documento di identità non appena ordino una birra.
Ok, gli americani hanno leggi molto severe sul servire alcolici a minori, ma sono vicino ai 40, per cui non so se sentirmi molto onorato per essere stato scambiato per un ragazzo o se semplicemente la cameriera è molto scrupolosa.
In realtà penso sia una direttiva di Pizza Hut, ci è successo anche in altri locali della catena, e a Vernal tutte le cameriere chiedevano indiscriminatamente un documento di identità a tutti coloro che ordinavano alcolici, quindi se pensate di bervi una birra rinfrescante tenete il passaporto o qualche altro documento a portata di mano!!!
Il giorno successivo siamo a Jackson Hole, importante centro turistico per gli amanti della montagna e degli sport all’aria aperta. La scelta è stata per l’hotel “Elk Country Inn “, dove passiamo una notte. L’albergo è carino, in centro al paese, con un bel parcheggio e con un buon rapporto qualità prezzo.
Il giorno dopo ci dirigiamo verso Yellowstone, passando per il Grand Teton dove ci fermiamo per le solite foto di rito e per fare una rapida passeggiata.
Yellowstone è il più antico parco nazionale del mondo ed è enorme, ha un’estensione di quasi 9000Km quadrati, per darvi un’idea l’Umbria è meno di 8.500 KM quadrati.
Al suo interno ci sono alcuni resort ma noi decidiamo di dormire a West Yellowstone, cittadina appena fuori dal confine del parco, dove si trovano hotel a prezzi molto più ragionevoli e dove si trova tranquillamente posto senza aver prenotato.
Dormiamo al “Moose Creek Cabins and Inn” hotel discreto, vicino al centro del paese, che si può tranquillamente raggiungere a piedi. Non è certamente un hotel di lusso, ma il prezzo è ragionevole e poi ci staremo solo per dormire, per cui non ha molto senso pagare per servizi accessori che tanto non sfrutteremo.
A West Yellowstone facciamo 4 notti, sfruttandolo come punto di partenza per visitare tutto il parco di Yellowstone.
Da West Yellowstone partiamo poi per Salt Lake City, dove faremo l’ultima notte prima di prendere il volo di rientro che, facendo scalo a New York ci riporterà a Milano.
L’idea era di passare qualche ora sul Lago Salato, da cui la città prende il nome, in realtà al lago ci rimaniamo solo pochi minuti, sinceramente non c’è assolutamente nulla da vedere.
Le ultime ore della giornata quindi le passiamo nella piscina dell’hotel Radisson SLC Airport, dove per pochissimo abbiamo prenotato due suite tramite booking.com
Nota: pur essendo iscritto al programma ClubCarlson a cui appartengono gli hotel Radisson avevamo prenotato tramite booking perchè c’era un’offerta veramente “imperdibile”.
Alla reception ho mostrato in ogni caso la mia card ClubCarlson, com faccio sempre anche se prenoto tramite intermediari, visto che a volte i punti o i benefit vengono riconosciuti comunque.
Non so se sia stato questo a “mettere in crisi” la reception o cosa sia successo, in ogni caso, una volta tornati a casa mi sono accorto che sulla carta di credito il pernottamento era stato addebitato due volte, da booking e dall’hotel. Alla fine dopo aver contatto la carta di credito ho ottenuto il rimborso….e i punti ClubCarlson 🙂 …. Anche in questo caso come per Zion mi rimane il dubbio di chi abbia fatto errori
Ultimo giorno negli USA, il volo da Salt Lake City è alle 8.30 del mattino per cui dobbiamo svegliarci abbastanza presto, passare a riconsegnare la macchina presso il centro Hertz dove all’inizio “rompono” un pò per il parabrezza dell’auto, ma poi accortisi che abbiamo l’assicurazione integrale ci fanno firmare rapidamente un modulo e ci lasciano andare.
Lasciamo i bagagli al check-in dove ci attende l’ultima “sorpresa” del viaggio. I posti che avevamo prenotato sul volo New York – Milano sono stati cambiati. Siamo in 4 ma ci hanno separati, tre vicini e uno in una fila completamente differente.
Al JFk ci aspettano un paio d’ore di scalo, per cui decidiamo di indagare per vedere se possiamo almeno avere i posti a coppie.
Il volo è operato da Alitalia e al banco informazioni, un’addetta gentilissima, ci avvisa che è stato cambiato l’aereo, per questo i posti sono stati riassegnati e che purtroppo è impossibile avere i posti vicini, controlla più volte sul terminale ma no, assolutamente impossibile, l’aereo è completamente pieno.
Rassegnati ci imbarchiamo, prendiamo posto nei sedili a noi assegnati e un pò alla volta il nervosismo si impadronisce di noi, ma come il posto vicino a noi tre è vuoto, quelli dietro anche, due file più in là ci sono altri due posti liberi…. tutti in ritardo o l’aereo non è proprio così pieno?
Alla fine chiediamo allo steward di bordo, ragazzo gentilissimo e simpaticissimo che ci conferma che dovrebbero esserci posti liberi, verifica e poi ci sposta due di noi sui sedili vicino all’uscita di emergenza e due nei posti a fianco, tutti e 4 con ampio spazio per le gambe. C’è un pò (40 minuti) di ritardo al JFK per cui facciamo due chiacchiere con lui.
Alla fine decolliamo, diretti verso casa.
E’ stato probabilmente il viaggio in cui abbiamo avuto più disguidi, stanze non disponibili, parabrezza rotti, cambio di aerei, e doppi addebiti sulla carta di credito, ma per fortuna tutti risolti senza problemi in poco tempo. Ciò nonostante è stato anche uno dei viaggi più belli, i parchi americani meritano sicuramente almeno una visita. Noi ci siamo stati due volte ma ci tornerei anche subito, e non escludo che lo rifaremo a breve 🙂